Introduzione

Un gruppo di studenti delle ultime classi dei licei di Pavia, Milano e Varese ha partecipato, insieme a circa un migliaio di ragazzi, a un progetto di educazione alla cittadinanza europea nell’anno scolastico 2020-2021, seguendo da remoto 7 moduli di conferenze che spaziavano dalla storia dell’integrazione europea, alla struttura istituzionale dell’Unione, alla storia economica e monetaria, al futuro del digitale, a cosa fanno le istituzioni europee per i giovani. Ne hanno discusso con i professori e con i compagni e hanno poi deciso di seguire, fuori dall’orario scolastico, la fase finale del progetto: un incontro sul NEXT GENERATION EU e sulla Conferenza sul futuro dell’Europa con le organizzazioni che avevano promosso il progetto: l’Associazione Europea degli Insegnanti, il Movimento Federalista Europeo e la Gioventù Federalista Europea. Per approfondire le tematiche dell’unificazione europea, già trattate a scuola, hanno deciso di partecipare attivamente al dibattito della Conferenza sul futuro dell’Europa e si sono ritrovati a discuterne, finalmente in presenza, il 1° luglio 2021, in via Villa Glori, 8 a Pavia presso la sede delle organizzazioni europeiste.

Introducono la discussione Tommaso Costa, Paolo Milanesi e Camilla Bastianon della GFE, Anna Costa dell’Associazione Europea degli Insegnanti e Franco Spoltore della direzione nazionale del Movimento Federalista Europeo.

Partecipanti giovani 14, di cui donne 5.

Relazione finale

SINTESI DELL’INCONTRO L’incontro, svoltosi il 1 Luglio 2021 dalle ore 17.30 presso la sede delle associazioni federaliste europee, ha visto la partecipazione attiva ed entusiasta di 14 giovani, di cui 5 donne.

Complessivamente i partecipanti si sono pronunciati per un maggiore impegno in senso europeista e federalista, finalizzato a coinvolgere altri coetanei, anche aldilà del contesto della Conferenza sul Futuro dell’Europa.

Tommaso Costa, studente della Gioventù Federalista Europea di Pavia, introduce il dibattito illustrando inizialmente scopi e strumenti relativi alla Conferenza sul futuro dell’Europa e i motivi che hanno spinto un gruppo di studenti liceali a discuterne con le associazioni federaliste europee per favorire la conoscenza e la divulgazione delle informazioni che riguardano lo stato attuale e le prospettive di Unione Europea, sempre più presente nella vita di tutti e considerando le tematiche della piattaforma. Ha indicato il funzionamento della piattaforma, ha richiesto a tutti di iscriversi e ha spiegato la necessità di portare a sintesi le proposte e le idee che usciranno dalla discussione. È un esercizio di democrazia cui si deve partecipare attraverso il dialogo e l’approfondimento in comune, come attraverso questo evento. Ha posto a tutti delle domande su cui iniziare a impostare il dibattito: < Data la complessità del nostro mondo, gli stati nazionali riescono da soli a risolvere i problemi dei cittadini? Cosa funziona e cosa non funziona nell’UE? Il processo è democratico? O dipende ancora troppo dalle decisioni dei governi nazionali e vincolato a trattati che prevedono l’unanimità e che spesso blocca il processo di avanzamento dell’unità politica? In occasione della pandemia abbiamo avuto un esempio di solidarietà europea col Next Generation EU che ha creato un debito europeo per finanziare la ripresa. Sarebbe il caso che con la stessa modalità che l’Europa si dotasse di un bilancio autonomo dai contributi degli Stati? Cosa ci aspettiamo noi giovani dall’Europa? Ci sentiamo europei? Come possiamo contribuire a costruire un’Europa capace di prospettarci un futuro?>

Paolo Milanesi, presidente della Gioventù Federalista Europea di Pavia, elenca i temi di discussione della piattaforma e fa presente il fatto che in base ai trattati vigenti l’Unione non ha competenza decisionale piena in quasi tutti questi campi che rappresentano sfide alla sopravvivenza di un’Europa autonoma e capace di agire. Anna Costa, responsabile del gruppo di Pavia dell’Associazione Europea degli Insegnanti (AEDE), mette in evidenza le enormi conquiste dell’Europa, primi fra tutti la convivenza pacifica, il mercato unico, lo sviluppo economico, la libertà di circolazione, la moneta unica tra diciannove paesi, ma anche i limiti di questa Unione che si evidenziano durante le crisi che si sono succedute nel tempo quelle monetarie, prima dell’euro, quelle economiche e finanziarie e la pandemia per cui serve un’Unione più unita politicamente nei settori in cui questa politica è carente. Secondo Daniele Frigerio del Liceo Copernico di Pavia un tema cruciale è l’ambiente, la questione climatica è il punto di partenza che condiziona e condizionerà la nostra vita. L’Unione ha già fatto molto in questo campo, sta investendo massicciamente attraverso i fondi del Next Generation EU e ha fissato dei limiti alle emissioni di CO2, ma le decisioni di alcuni paesi come la Polonia, che dipende per l’80% del suo fabbisogno dal carbone di fare resistenza alle politiche energetiche alternative e la mancanza di una vera decisionalità unica dell’Unione in questo campo, danno l’idea che non si siano ben compresi i rischi che l’umanità sta correndo.

Camilla Bastianon, segretaria della Gioventù Federalista Europea di Pavia, pur dichiarandosi d’accordo con Daniele mette in evidenza le difficoltà di paesi che hanno le produzioni basate su sostanze inquinanti fanno fatica a modificarle in tempi brevi, come avviene per la limitazione dell’uso della plastica. Non è possibile da un giorno all’altro passare dall’80% dell’energia a carbone all’eolico o altro o niente plastica. Bisognerebbe avere una vera politica unitaria europea per incentivare le buone politiche ambientali e avere l’autorità per sanzionare i comportamenti scorretti.

Per Anastasia Rimorini del Liceo Besta di Milano uno dei più gravi problemi è quello migratorio, in cui tutti i Paesi, non direttamente coinvolti, tendono a estraniarsi dalle scelte e spesso i paesi di prima accoglienza, come l’Italia si sono ritrovati soli a gestire situazioni di forte difficoltà e ciò ha fomentato malumori contro l’Unione a favore delle forze non europeiste.

Anna Costa rileva che il problema va gestito a livello unitario europeo, non solo per l’assistenza e la dislocazione degli arrivi, ma per fare una politica di sviluppo a favore di quei paesi da cui si emigra. Ma per far questo occorre una vera politica europea. Camilla Bastianon fa l’esempio della crisi greca che fu risolta grazie all’Europa. Insomma senza la solidarietà europea non si rimane autonomi e si rischia di diventare colonie di questa o di quella superpotenza. Per Marcello Cristiani del Liceo Taramelli di Pavia ci sono dei divari di democrazia in Europa, limiti alla libertà di espressione come quelli presenti in Ungheria e in Polonia, che non dovrebbero essere tollerati in un’Unione che si ispira ai diritti dell’uomo, alla democrazia, alla solidarietà.

Per Sara Rocchetto e Anastasia Rimorini, del Liceo Besta di Milano per sentirsi più europei dobbiamo sentire l’Europa come parte della nostra vita e invece spesso prevale il nazionalismo, come avviene con l’Ungheria di Orban o come è stato con la Brexit, dobbiamo acquisire un’identità europea.

Secondo Federico Villani gli atteggiamenti nazionalistici negativi prevalgono anche nella nostra società dove non si perde occasione di accusare gli altri Paesi di atteggiamenti antieuropei o di dare all’Unione europea tutte le colpe di quello che non va. Camilla Bastianon si chiede se c’è un’alternativa all’appartenenza all’Europa? Per l’Italia con un debito di più di 2600 miliardi di euro, con altissimi tassi di disoccupazione soprattutto giovanile, con tante imprese che chiudono a causa della pandemia, ci sarebbe il rischio di default. Paolo Milanesi fa riferimento alla caduta di consenso sull’Europa, una specie di corto circuito tra cittadini e istituzioni, maturato anche in seguito alle crisi economiche, che hanno creato malcontento facendo emergere, in alcuni paesi più in difficoltà, i nazionalisti e i populisti. Noi federalisti diversi anni fa avevamo promosso un referendum per attribuire poteri costituenti al parlamento europeo, vinto con più dell’80% degli italiani a favore.

A questo proposito Franco Spoltore, della Direzione nazionale MFE, fa presente la necessità che come voleva Spinelli, che il Parlamento Europeo acquisisca più completezza di poteri almeno nei campi del bilancio e della politica estera. Anche Martina Busata del Liceo di Gallarate concorda con l’idea di sviluppare una più ampia cultura dell’identità europea, identità che, secondo Giulio Savarè della Gioventù Federalista Europea di Pavia, caratterizza bene gli europei, rispetto per esempio ai cinesi, per una cultura ricca di confronto e di diversità ma tutta ispirata a valori comuni di libertà, democrazia e solidarietà. Per sentirsi più parte di quest’Europa bisogna rafforzare gli Erasmus anche in campo liceale ha detto Daniele Orlandi del Liceo Copernico di Pavia. Secondo Giorgia Marcucci del Liceo Taramelli di Pavia, se la diversità linguistica è una difficoltà, bisogna conoscere più lingue, perché la lingua è la base della cultura di un popolo e l’Europa non può che essere basata sulle diverse culture che la arricchiscono. Anna Costa richiama il fatto che l’Unione non dovrà e non potrà essere caratterizzata da un monismo culturale, da un’uniformità ma dall’unità su alcuni aspetti concreti e fondamentali quali le sfide che abbiamo di fronte, mantenendo le nostre diversità. È il modello federale, basato appunto sull’unità nella diversità, considerate imprescindibili e collegate alle nostre diverse identità cittadine, regionali, nazionali e europee. Oggi noi siamo qui, dice Daniele Frigerio perché le vostre associazioni federaliste europee sono entrate nelle nostre classi, attraverso le video-conferenze che ci hanno dato informazioni sul funzionamento dell’Unione, ci hanno proposto un dialogo e ci hanno consentito il confronto e il dibattito con i nostri compagni e i nostri insegnanti. Ma tanti nostri amici non hanno avuto questa possibilità! Si parla ancora troppo poco di Europa a scuola! Per Tommaso Tagliani le informazioni sulla Conferenza sono carenti sui mezzi di comunicazione, sembra che si voglia in qualche modo frenare la spinta alla partecipazione democratica alla costruzione di un’Europa più unita e più efficace e che si voglia mantenere lo status quo. Camilla Bastianon richiama il fatto che siamo le generazioni di giovani nati già cittadini europei in base al trattato di Maastricht. Tutti noi abbiamo un passaporto europeo, ma pochi si chiedono che significato abbia. Dobbiamo diventare tutti il veicolo di trasmissione di impegno e di conoscenza sull’Europa, dobbiamo impegnarci subito a diffondere le idee e le informazioni anche sulla Conferenza con i nostri amici e parenti, cerchiamo di collegarci con i corpi intermedi delle varie associazioni Paolo Milanesi, si chiede come coinvolgere più concretamente i cittadini nella costruzione di un’Europa più democratica e vicina. In questo momento eccezionale dominato dalla pandemia e dalle difficoltà è più chiaro a tutti che da soli non ce la facciamo. Agiamo sulla piattaforma attraverso iniziative di gruppo come queste e facciamo emergere le nostre idee che la Plenaria deve prendere in considerazione se siamo stati capaci di concentrarci su quelle più condivise. Tommaso Costa suggerisce, al ritorno a scuola a settembre o all’università per chi ha finito quest’anno, di fare il passa parola per sollecitare i giovani più attivi a un impegno per l’Europa.

PRINCIPALI TEMI DISCUSSI Il tema dell’identità europea, da ricercarsi intorno alla costruzione di un’Europa diversa, veramente unita e non come un confronto tra le culture dei vari Paesi e la necessità che la scuola diventi centro di formazione del cittadino europeo. Un’identità europea basata sull’Unità nella diversità, secondo il modello federale che richiede unione per ciò che serve e diversità di cultura, usi e costumi. La salvaguardia dei principi di democrazia europea, dei nostri valori di libertà e giustizia sociale che si possono tutelare se l’Europa parla con una sola voce per risolvere le grandi sfide che ha di fronte e che il Parlamento europeo acquisisca più poteri nei campi essenziali del bilancio e della politica estera, anche con la modifica dei trattati. I limiti di questa Unione, ancora troppo solo intergovernativa, sono dimostrati dalla incapacità decisionale in alcuni campi essenziali quali quelli della politica estera, di quella ambientale e migratoria, di quella pandemica. Serve più coesione e una vera politica unitaria a livello europeo, per questo occorre togliere il diritto di veto.

IDEE CHE I PARTECIPANTI HANNO DECISO DI SOSTENERE L’idea di fondo che hanno sostenuto i partecipanti è quella dell’identità europea che si può rafforzare davvero con un’Europa più unita politicamente con una struttura di tipo federale. La scuola deve diventare in tutta Europa un centro di formazione del cittadino europeo, nel rispetto delle sue diverse appartenenze, culture e specificità. La democrazia europea si tutela anche con l’attribuzione di più poteri al Parlamento Europeo, unico organo eletto direttamente dai cittadini, almeno nei campi essenziali di un bilancio autonomo e nella politica estera. Il diritto di veto, che paralizza periodicamente le decisioni fondamentali dell’Unione, deve essere abolito

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